Ven 17 Aprile 2020

Equilibrio pokeristico di Nash

Nel poker convivono fondamentalmente due anime: quella istintiva che porta con sé adrenalina e competitività e quella razionale, che permette complessi ragionamenti e calcoli matematici. Le due parti sono in conflitto? No, anzi. Il poker può addirittura raggiungere un equilibrio: vediamo come.

La Teoria dell’equilibrio di John Nash

Inizialmente questo concetto veniva usato esclusivamente nella teoria del Poker Texas Hold’em nella sua variante Heds-up. Negli ultimi tempi è stato invece rivalutato anche negli studi che riguardano i tornei con più di due giocatori. Parliamo nello specifico delle fasi finali di questi tornei. In questo  momento infatti la conoscenza degli altri player seduti al tavolo può definirsi buona e si possono intuire le loro strategie.

Ma cosa si intende con “concetto di equilibrio pokeristico”? 

La teoria venne formulata per la prima volta nel 1950 appunto da John Nash, matematico ed economista statunitense, ma riscosse poco successo.
Secondo tale teoria, al tavolo, ogni giocatore razionale tenderà a mettere in atto una strategia tale da poter massimizzare i propri guadagni.
Ma quando si ottiene l’equilibrio? Nel momento in cui il giocatore che sta partecipando ad un determinato gioco fa la sua mossa razionale, pensando che gli altri giocatori non cambieranno il loro comportamento in base a questa scelta.

In termini semplici l’equilibrio avviene quando un giocatore, messo nella condizione di conoscere esattamente le mosse dell’ avversario, non farebbe una mossa diversa da quella già decisa.

La situazione che si configura è la seguente: tutti i giocatori al tavolo fanno una scelta razionale volta ad ottimizzare il proprio profitto, indipendentemente dalle scelte altrui. Se ciascun giocatore fa la mossa più logica per sé, e tutti facessero come lui, allora nessuno si troverebbe in una posizione diversa dagli altri, non potendo ulteriormente migliorare la propria posizione. Ognuno sarebbe a quel punto vincolato alle scelte dell’altro.

Il vantaggio? Sicuramente in una situazione del genere è molto difficile fare giocate “sporche”, trash hand o bluff, a meno che l’avversario non abbia calcolato un vantaggio tale che potrebbe realmente portare un enorme beneficio solo a se stesso.

Il dilemma del prigioniero

Proviamo ad avvalerci di un esempio pratico uscendo dal tavolo verde.

Due criminali vengono arrestati e divisi per l’interrogatorio, impossibilitati dunque a comunicare tra loro. Ciascuno potrà scegliere se confessare o meno. Se a confessare sarà solo uno, allora chi ha scelto di confessare avrà evitato la pena e condannato l’altro (ad esempio a 4 anni di carcere). Se confessano entrambi, avranno ciascuno una pena (poniamo 2 anni). Se non confessa nessuno dei due entrambi sconteranno una pena (pochi mesi).
Come agirebbero i due prigionieri se conoscessero queste regole? Secondo l’equilibrio di Nash la scelta migliore per entrambi sarebbe parlare, evitando così la pena massima in caso uno dei due confessasse e l’altro no. In realtà conoscendo le regole sappiamo che la scelta conveniente sarebbe non confessare: ma è rischioso, poiché non si conoscono le intenzioni dell’altro. Solo se ci fosse stato modo di accordarsi i due avrebbero potuto fare gioco di squadra, ma questo di fatto non è un equilibrio in quanto la strategia del “non confessa” è legata a quella del “confessa” e non c’è nessuna certezza sulla pena per i due prigionieri.

Cosa possiamo concluderne?

La cooperazione porta a massimizzare il profitto: quando un giocatore punta con la sua strategia a migliorare solo i suoi guadagni, indipendentemente dalle scelte altrui, si arriva ad una situazione di stallo in cui a nulla serve cambiare strategia per migliorare la propria posizione. Sostanzialmente il miglioramento avviene solo nel momento in cui i giocatori collaborano in modo che ci sia un guadagno per tutti.

Un concetto semplice, ma se ci pensiamo bene applicabile all’alta finanza o ad una semplice partita tra amici!

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