Lo US Open è l’abbreviazione dello United States Open Championship, uno tra i più prestigiosi tornei annuali di golf. Anche nel mondo del golf, al pari dell’universo tennistico, esiste la categoria Major, che nel tennis corrispondono ai celebri Grandi Slam, in cui tra l’altro si colloca proprio lo US Open, il Grande Slam tennistico che si disputa su suolo statunitense. Tornando però ai Major del golf, sono in tutto quattro: oltre al già citato US Open, si trovano Open Championship, Augusta Masters e PGA Championship.
La somiglianza tra golf e tennis non si limita nei grandi tornei ma riguarda, in termini generali, l’intero calendario internazionale. Rispetto a sport di squadra come calcio o basket, qui non si hanno veri e propri campionati nazionali ma tanti tornei a livello internazionale che ospitano giocatori da tutto il mondo. L’unione di questi tornei assume, nel golf, il nome di tour. Esattamente come nel tennis, si ha la suddivisione tra maschile e femminile. È poi introdotta una ulteriore suddivisione su base geografica, con due grandi circuiti che dominano il palcoscenico internazionale: quello statunitense (PGA Tour) e quello europeo (DP World Tour).
L’US Open attira l’attenzione di migliaia di appassionati ogni anno e rappresenta una delle sezioni immancabili all’interno del panorama delle scommesse sul golf. La sua fondazione risale all’ottobre del 1895. Il 4 ottobre di quell’anno si disputò al Newport Country Club (Rhode Island) la prima edizione. Da allora, alcuni elementi sono cambiati: all’epoca si disputarono 4 giri di campo, per un numero totali di 36 buche. Questo perché il campo di quel tempo era limitato a 9 buche. Come sa chi è appassionato di scommesse sul golf, oggi le buche sono ben 72.
Rimanendo però sulla prima edizione in assoluto, gli sfidanti furono 10 professionisti più un dilettante. A trionfare fu uno del primo gruppo, l’inglese Horace Rawlins, che conquistò un montepremi di 150 dollari e una medaglia d’oro. Per diverse edizioni furono i golfisti britannici ad imporsi, grazie ad una lunga tradizione legata al golf in terra inglese: spicca su tutti lo scozzese Willie Anderson, capace di vincere il torneo statunitense per tre volte consecutive (dal 1903 al 1905).
Il moderno regolamento del torneo è diverso da quello di fine Ottocento, in primo luogo a partire dal numero di buche. Le scommesse sull’US Open rientrano tra le migliori quote sul golf ma è importante tener presente alcune variazioni che interessano le edizioni contemporanee del torneo. Ad oggi, infatti, il torneo è itinerante, attraversando vari campi lungo tutti gli Stati Uniti: appare come una questione secondaria ma non la è perché da un campo diverso possono emergere prestazioni differenti. Volendo tenere le somiglianze con il tennis, il paragone più calzante in questo caso riguarda le diverse superfici dei campi: un atleta particolarmente performante sull’erba può non trovarsi a proprio agio sulla terra rossa ad esempio.
Quelli che hanno ospitato più edizioni sono però pochi: l’Oakmont Country Club (con il record di 9), Baltusrol Golf Club (7), Oakland Hills Country Club (6), Pebble Beach Golf Links (6) e Winged Foot Golf Club (6). Su tutti questi campi le buche previste sono 72 e se al termine di queste vi è un pareggio tra due o più golfisti, il titolo viene assegnato mediante uno spareggio. Fino al 2018 il playoff si teneva su un campo da 18 buche, nelle annate più recenti invece si è preferito la formula (decisamente più snella) delle due buche.
A variare sensibilmente è anche il numero dei partecipanti al torneo: in tutto sono 156 gli aspiranti campioni. Le qualificazioni si snodano attraverso due fasi: la prima è “locale” (il virgolettato è d’obbligo dal momento che con locale si intende tutti gli Stati Uniti), mentre la seconda è divisa in sezioni e si tengono su campi statunitensi, europei e giapponesi. Non tutti i golfisti sono però chiamati a partecipare alle qualificazioni: ricevono di diritto un pass coloro che hanno trionfato nelle ultime 10 edizioni, oltre che i vincitori di una lista di tornei parte del PGA Tour. Tornando ancora una volta al paragone con il tennis, un aspetto molto simile è la Wild Card: un invito alla partecipazione ad un torneo anche ad un atleta che non ne avrebbe il diritto secondo la classifica ATP.
L’US Open 2024 inizierà a Pinehurst (North Carolina) il 13 giugno e terminerà il 16. Nel ricco elenco dei partecipanti spicca senza dubbio il tris di italiani, che può essere di buon auspicio anche in vista delle prossime Olimpiadi di Parigi (in programma quest’estate). A centrare la qualificazione al Major sono Francesco Molinari, Edoardo Molinari e Matteo Manassero.
Il mostro sacro del golf, Tiger Woods, ha ricevuto una particolare esenzione dalla United States Golf Association e sarà nel tabellone del major, per la 23esima volta nella sua straordinaria carriera. L’US Open 2023 aveva un montepremi record pari a 20 milioni di dollari (con il vincitore che ha conquistato 3.6 milioni di dollari) ed è lecito attendersi un aumento per l’edizione 2024, anche se l’ufficialità si avrà solo nella settimana del torneo.
A trionfare nell’edizione 2023 fu Wyndham Clark, al secondo posto Rory Mcllory e al gradino basso del podio Scottie Scheffler. La vittoria di Clark è stata ancora una volta la dimostrazione del fatto che nel golf gli outsider hanno più di qualche chance di portare a casa l’intero bottino. Prima del Major, infatti, l’atleta statunitense vantava come miglior piazzamento il 75esimo posto nel PGA Championship del 2021.
Spulciando l’albo d’oro US Open dalla fondazione al 2024, non può non balzare all’occhio la nazionalità dei trionfatori. Gli Stati Uniti sono i dominatori assoluti della competizione, dal 1911 al 2000 le vittorie non a stelle e strisce si contano sulle dita di una mano, anzi, due: le eccezioni furono Jersey (1920), Inghilterra (1924 e 1970), Scozia (1925), Sudafrica (1965, 1994 e 1997) e Australia (1981). Nei primissimi anni della competizione fu invece una sfida a due tra Inghilterra e Scozia.
L’Irlanda del Nord è stato l’unico paese, a parte Scozia e USA, ad aver conquistato per due edizioni consecutive il titolo: nel 2010 con Graeme McDowell e nel 2011 con Rory Mcllroy. Nel 2014 Martin Kaymer ha portato il trofeo in Germania per la prima volta nella storia mentre nel 2021 è stato Jon Rahm a compiere l’impresa per la Spagna.
Spulciando tra i record più interessanti legati a questo torneo, spiccano quelli legati all’età. Il vincitore più giovane è stato John McDermott, che trionfò nel 1911 a 19 anni. Il più anziano è invece Hale Irwin, 45enne nell’anno della vittoria, il 1990.
La vittoria con il margine più alto è legata a doppio filo a Woods, considerato tra i migliori golfisti di sempre, capace di vincere con uno scarto di 15 colpi nel 2000. Questa tipologia di record è sua anche per tutti gli altri Major, facendo di lui il primatista assoluto. Non ha ancora però il record di vittorie, in mano a quattro atleti che condividono 4 vittorie a testa: Willie Anderson, Bobby Jones, Ben Hogan e Jack Nicklaus. Woods è fermo a tre successi negli US Open (2000, 2002 e 2008).
Come ben sanno gli appassionati delle scommesse sul golf, i mercati a disposizione non sono tanti quanto quelli dedicati al calcio, ad esempio, al tennis o al basket. Sono numericamente molto ridotti e le migliori quote golf si ritrovano su un numero molto ristretto di bookmaker. Ragion per cui la scelta di un passa necessariamente da questo elemento: quali sono le piattaforme che offrono quote golf per le scommesse golf US Open? È sufficiente questo interrogativo per restringere notevolmente la cerchia delle papabili piattaforme. Una volta però trovato il bookmaker di riferimento, prima di procedere con l’analisi delle migliori quote golf è bene concentrarsi su un altro aspetto.
Quali mercati osservare per capire come scommettere sul golf rappresenta uno step fondamentale prima della giocata vera e propria, interrogandosi soprattutto su quali siano i mercati di riferimento. La giocata antepost resta la principale indiziata per le scommesse golf: si tratta di pronosticare il vincente US Open 2024 individuando il nome nell’elenco dei 156 giocatori che partecipano ogni anno e analizzando le migliori quote golf inerenti a quel singolo torneo. Ovviamente la cerchia dei papabili trionfatori è molto più ristretta, anche se, come detto, il golf è tra le discipline in cui gli outsider possono imporsi più agevolmente.
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